ΤΑ ΚΕΛΛΙΑ ΤΗΣ ΤΗΝΟΥ

ΤΑ ΚΕΛΛΙΑ ΤΗΣ ΤΗΝΟΥ
Και στα Κελλιά με χρώματα άσπρα και ήλιο μεθούν

venerdì 17 luglio 2015

Arrivarono qui tanto tempo fa e sono ancora qui, per nostra fortuna


COMMERCIO, NAVI, PROFESSIONI: ESISTE UNA CAMPANIA ELLENICA





  •  Angela Iolanda


Commercio, navi, professioni: esiste una Campania ellenica
E' possibile immaginare una Ue senza Grecia? Che cosa vuol dire per l’Europa rinunciare alla presenza, tra i suoi partner, di Atene? Sono interrogativi che, in queste ore, rimbalzano in tutte le capitali del continente, ma che a Napoli hanno un peso forse maggiore. Quando si dice “Napoli greca” alludendo alle origini ellenistiche della città - riconoscibilissime tuttora nel suo impianto urbanistico e nella struttura della sua lingua - non si è infatti detto ancora nulla. Anzi, rischia di essere fuorviante. Quella dei rapporti tra Napoli e la Grecia è una trama che percorre tra alti e bassi l’intera storia della città, e arriva fino a oggi; e che anzi, proprio in quesi ultimi anni, sembra affievolirsi, spiega Yannis Korinthios, docente all’Università di Cosenza e presidente della Federazione delle Comunità greche in Italia (dopo aver fondato e presieduto per 20 anni la Comunità ellenica di Napoli e della Campania). Una storia, ricorda ancora Korinthios, che si intensifica in misura esponenziale a partire dal ‘500, allorché oltre cinquemila uomini d’arme greci, su invito del viceré Pedro di Toledo, si trasferiscono a Napoli dando vita al primo cospicuo nucleo della comunità ellenica in città. Quella comunità finirà per intrecciarsi in maniera così fitta con il tessuto urbano napoletano che, a distanza di secoli, risulta difficile rintracciare i fili di storie familiari e d’impresa di sicura provenienza ellenistica, sebbene abbia lasciato tracce di grande rilievo storico, artistico, religioso e imprenditoriale. E oggi? Quanti sono i greci stabilmente insediati a Napoli e in Campania? E in quali settori sono attivi? Esiste una mappa della presenza ellenica in Campania, e delle aree produttive e culturali nelle quali essa incide? Chi sono i greci della Campania? “In maggioranza si tratta di professionisti che hanno fatto carriera in città, dopo essersi laureati in ingegneria, architettura o medicina” dice Jolanda Capriglione, ex dirigente nazionale della Cgil (di cui ha presieduto l’Ufficio per i rapporti internazionali e la Lega per i diritti dei popoli). Capriglione conosce bene quel mondo di ex studenti greci, approdati, a partire dagli anni Sessanta, a Napoli - quando la sua Università costituiva un polo di grande attrazione per i giovani del Mediterraneo - e fattisi strada nelle professioni e negli affari, soprattutto in campo armatoriale. Non è un caso che si debba a Capriglione la fondazione a Napoli, oltre 30 anni fa, dell’Associazione degli studenti greci. Docente (tra l’altro) di Estetica alla Seconda Università, l’ex sindacalista è presidente di un’associazione internazionale della poesia intitolata a Kostantino Kavafis, e ha avuto modo di seguire l’evoluzione, negli ultimi decenni, della comunità greca in Campania. Quel flusso di partenze e arrivi, impetuoso ancora negli anni Settanta, è andato via via assottigliandosi fino a spegnersi quasi del tutto all’inizio degli anni Novanta. “Colpa - spiega lei - della declinante capacità di attrazione dell’Italia. Oggi i giovani greci preferiscono rivolgersi alle Università di Paesi dove la vita costa meno, come dimostra il fortissimo calo di iscrizioni straniere negli atenei italiani negli ultimi dieci anni”. E tuttavia, conferma Paul Kyprianou, presidente della Comunità Ellenica di Napoli e Campania, resta saldissimo il rapporto con la città: tant’è che non più tardi di un mese fa è stata inaugurata, nella Sala Filangieri dell’Archivio di Stato di Napoli, una mostra documentaria, iconografica e bibliografica di eccezionale valore storico che ha per titolo, appunto, “Greci in Campania: 500 anni di storia”, curata da Jannis Korinthios. Un appuntamento che ha avuto, tra le altre conseguenze, quella di un accordo con il Comune di Napoli perché venisse restituita alla città, con la denominazione originaria, via dei Greci, la strada su cui si affaccia la Chiesa Greca, di fronte alla Questura: ed entrambe, via e chiesa, realizzate durante il vicereame spagnolo, alla metà del ‘500. Quella chiesa gentilizia fu fondata da Tommaso Paleologo, erede al trono di Bisanzio, fuggito dalla Grecia, e donata dai discendenti alla chiesa greca. Che cosa resta, dunque, di una storia che, nel corso degli ultimi duecento anni (con la parentesi negativa del fascismo) ha portato ancora, in Campania, greci affermatisi, di volta in volta, come pittori, poi come orefici e argentieri, quindi come caffettieri (sono stati gli ellenici a imporre il caffè a Napoli) e cappottari, e infine come uomini d’affari nel campo del commercio, della finanza e della navigazione? “Non molto - afferma Korithios - sebbene nella regione si contino almeno tremila famiglie greche di seconda o terza o addirittura quarta generazione”. Famiglie che tuttavia hanno lasciato un segno nella storia imprenditoriale della città e che, in parte, innervano ancora l’economia locale: come quella dei Focas: che con Giorgio, titolare di una famosa agenzia di cambio in via Depretis, ha dominato, per gran parte del secolo scorso, il mondo della borsa napoletana. O dei Tomasos, ancora oggi protagonisti di primo piano nel mondo armatoriale, con la TTT Lines (Tomasos Transport Tourism), e un cui esponente, Alexandros, amministratore delegato di Mediterranea, è il console onorario della Grecia a Napoli, come i Typaldos, i quali per oltre un secolo, a partire dall’unità d’Italia, hanno rappresentato Atene a Napoli, e la cui compagnia di navigazione greca, la Typaldos Lines, è tra i principali protagonisti mondiali dello shipping; o come i Roidi, la cui società, la Andrea H. Roidi sas svolge'attività di intermediazione con l'estero di legumi, cereali, foraggi e frutta.

http://ildenaro.it/imprese-e-mercati/168-imprese-e-mercati/29937/commercio-navi-professioni-esiste-una-campania-ellenica

domenica 12 luglio 2015

Η Ελληνική Κυβέρνηση δεν μπορεί να υποκύψει σε τέτοιες απαιτήσεις

Υποθήκη <<πολύτιμων ελληνικών περιουσιακών στοιχείων ύψους 50 δις>> ώστε να ιδιωτικοποιηθούν και να χρησιμοποιηθούν για την μείωση του χρέους, ζητήσανε οι εταίροι μας στο σημερινό Eurogroup. 
Συγκεκριμένα  ζητούν την υποθήκη των αρχαιολογικών χώρων (Παρθενώνας!) και των νησιών και τις υποθηκεύσεις των υδρογονανθράκων του Αιγαίου.
Αυτό το σχέδιο κυκλοφόρησε εγγράφως στο πλαίσιο του σημερινού Eurogroup για την Ελλάδα, όπως άκουσα στο Δελτίο Ειδήσεων RAI3 της Ιταλίας πριν από λίγο.
Η Ελληνική Κυβέρνηση οφείλει να αντιταχτεί σε ένα τέτοιο σενάριο.


La congiura di Wolfgang Schäuble e l'umiliazione del popolo greco H συνωμοσία του Wolfgang Schäuble και η ταπείνωση των Ελλήνων


Quousque tandem abutere, Wolfgang Schäuble , patientia nostra?
Quamdiu etiam furor iste tuus nos eludet?
Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?

Fino a quando la Germania continuerà ad umiliare il popolo greco e il governo greco?
Quanto a lungo ancora codesta folle e pericolosa egemonia si prenderà gioco di noi europei? 
Fino a che punto si spingerà la sfrenata audacia di Wolfgang Schäuble?".
L'Europa è in un vicolo cieco.
Basta!

Μέχρι πότε η Γερμανία θα συνεχίζει να ταπεινώνει τον Ελληνικό Λαό και την κυβέρνηση της Ελλάδος;
Μέχρι πότε αυτή η παραφροσύνη και αδιαλλαξία θα κυβερνά τις τύχες των λαών της Ευρώπης;
Μέχρι πού θα φτάσει η ανεξέλεγκτη τόλμη του Wolfgang Schäuble;

Είναι πρώτη φορά που βλέπω τη χώρα μου τόσο ταπεινωμένη. 
Δεν το μπορώ.
Είναι αυτή η Ευρώπη που θέλουμε;

Μέχρι πότε θα ανεχόμαστε αυτή την ταπείνωση αυτών των ανισόρροπων και την αδιάλλακτη εμμονή τους στην παραφροσύνη τους;
Μέχρι πότε θα σκύβουμε το κεφάλι σε αυτούς τους παράφρονες που θέλουν να μας εξοντώσουν;
Η Ευρώπη είναι σε αδιέξοδο, οι μάσκες έπεσαν.
Δεν μπορούμε να τρέφουμε ακόμα ψευδαισθήσεις.
Καλά θα κάνουμε να προσγειωθούμε στην πραγματικότητα.




Ως εδώ και μη παρέκει!

venerdì 10 luglio 2015

Marino Niola: Europa meno Grecia uguale zero

Europa meno Grecia uguale a zero.
Si tratta della gestione di un capitale simbolico, culturale, storico, mitico e perfino linguistico. Che ci ha fatti diventare quello che siamo oggi.
In ogni caso resta il fatto inoppugnabile che, a fronte del debito che Atene ha nei confronti dell'Unione, esiste il debito incalcolabile che l'Europa ha nei confronti della Grecia. Di cui è figlia sempre più degenere e irriconoscente. l'Ellade è l'aurora dell'Occidente. Per Massimo Cacciari la Grecia è la nostra migliore patria.
Parafrasando Metternich, il cancelliere austriaco che definì l'Italia una semplice espressione geografica, si può dire che l'Europa è diventata una semplice espressione finanziaria, di cui è difficile sentirsi figli. Al massimo debitori.

Il venerdì di Repubblica, 10 luglio 2015, p.59

martedì 7 luglio 2015

Atene chiama! A Napoli flash mob di solidarietà per la Grecia

A Napoli, come in altre città italiane, si è tenuta una manifestazione di solidarietà nei confronti della Grecia, contro l'austerity imposta dalla Troika e la decisione della BCE di non accettare più titoli di stato greci come garanzia per ottenere liquidità. Leggi su: http://www.roadtvitalia.it/cronaca/at...
Atene chiama! e Napoli, insieme a molte altre città italiane, risponde. Si è tenuto ieri pomeriggio, presso largo Enrico Berlinguer a via Roma, un Flash Mob di solidarietà nei confronti della Grecia.

Le “pressioni” della Troika.

Associazioni e movimenti politici si sono dati appuntamento per esprimere il proprio sostegno al governo e al popolo greco che ha detto no alle politiche di austerità promosse da BCE e FMI ma che rischia il tracollo visto che proprio la BCE ha deciso di non accettare più i titoli di stato come garanzia per dare liquidità alle banche greche. Decisione che è vista come il tentativo di imporre quelle misure di austerity che appunto il governo di Alex Tsipras ha deciso di non attuare.

Scelta la speranza.

“Il 25 gennaio i greci hanno scelto la speranza, la speranza di un’Europa diversa da quella che vuole il mondo della finanza. Siamo riconoscenti agli italiani che hanno deciso di essere vicini a noi” dichiara Jannis Korinthios, Presidente dalla federazione delle comunità elleniche in Italia. “Siamo vicini alla Grecia, perché in fondo anche noi stiamo combattendo la stessa battaglia. Le riforme che si stanno attuando in questo momento nel nostro paese sono figlie dello stesso “ricatto” a cui è sottoposta la Grecia, e servono a pagare un debito che non spetta a noi saldare” aggiunge uno dei rappresentanti delle realtà scese in piazza.

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La via dei greci

La via dei Greci


lunedì 6 luglio 2015

Στιχουργικά ... της ώρας


«Θρηνεί η Φιλοθέη
κι η Κάτω Κηφισιά
και κάθεται και κλαίει
Εκάλη και Δροσιά».

Σταμάτης Κραουνάκης

«Θρηνoύν και μερικοί βλαμμένοι
μακριά στη Ξενιτιά
και κλαίνε κι οι βολεμένοι
χωρίς ξετσιπωσιά».

Γιαννούλης Κελλιανός

domenica 5 luglio 2015

Τα χρώματα της νέας Ευρώπης. I colori della nuova Europa


Ο λαός μίλησε. 

Η δημοκρατία νίκησε.

Γενναία η επιλογή του λαού.

 Τώρα η ώρα της ομοψυχίας.


Un paese in difficoltà si aiuta e non si strozza

Un paese in difficoltà si aiuta e non si strozza

Fiorella Mannoia

Saper dire di no, quando gli altri forse si aspetterebbero diversamente.

Saper dire di no, quando gli altri forse si aspetterebbero diversamente.

Non ho mai visto il mio paese in una situazione così critica. Sono almeno cinque anni che i greci vivono in una condizione umiliante. I giovani non hanno lavoro e non avranno un lavoro dignitoso nei prossimi anni. Gli anziani sono un peso per le finanze dello Stato e quelli che sopravvivono sopravvivono con l’aiuto dei figli.
E’ la prima volta che il popolo greco viene così umiliato, deriso, escluso, respinto da nuovi barbari.
Sono certo seriamente preoccupato per gli eventi che si stanno avvicendando in questa settimana. Ma sono anche  profondamente sdegnato per il ricatto feroce e disumano dei tecnocrati che puntano all’annientamento della dignità dei greci.
Mi fa male il silenzio assordante di certi governanti democratici dell’Europa mediterranea. Mi conforta invece la nuova solidarietà dei popoli europei e il nuovo movimento filellenico che si sta facendo largo in molte città europee. Molti europei si sentono più o meno greci, capiscono che i greci vengono attaccati da orde di tecnocrati arroganti che giocano duro giacché decisi a mettere a rischio le fondamenta della civiltà europea. 
In questi giorni il mio pensiero va continuamente proprio a mio padre, un uomo di 93 anni che vive nell’isola di Tinos, che ha fatto la guerra negli anni ’40 per moltissimi anni, che ha lavorato duro per far crescere e istruire i figli e adesso si vede umiliato, senza più diritti acquisiti, senza assistenza sanitaria, senza una pensione che gli permetta di vivere senza affanni e disagi. 
Mi addolora la composta e dignitosa tristezza degli anziani nelle isole della Grecia, nelle mie Cicladi. Non si aspettavano certo una vecchiaia così densa di preoccupazioni, non solo per loro stessi ma per il paese intero. Loro hanno combattuto negli anni ’40 per dare a noi un paese libero e democratico (e qui mi viene in mente l’Epitaffio di Pericle). E adesso vedono che la Grecia rischia di perdere la propria sovranità. 
Mi fa male ricevere richieste di medicinali da molte parti della Grecia. L’austerità dei tecnocrati ha lasciato gli ospedali e le strutture sanitarie periferiche della Grecia senza medicinali.
Case al buio, aumento dei suicidi, in Grecia c’è una emergenza umanitaria. Sono 300mila le case dove si vive al di sotto della soglia di povertà e dove non viene più erogata l’elettricità.
In molti quartieri di Atene funzionano banche del cibo che riforniscono di generi di prima necessità le famiglie più bisognose. Due milioni di greci, su una popolazione di 10 milioni e mezzo, non hanno più accesso al sistema sanitario pubblico, perché in Grecia quando si perde il lavoro, si perde anche la copertura sanitaria.
Non è questa l’Europa che abbiamo sognato. Molti tacciono e nascondono questi effetti dell’austerità. E ‘una vergogna chiudere gli occhi di fronte a questo dramma. 
Bisogna dire le cose con le loro parole. E’ in atto una grave crisi umanitaria in Grecia ma i media preferiscono parlare delle file nei bancomat o del look di Varoufakis.
La crisi greca non è solo una crisi finanziaria, è anche una crisi umanitaria, risultato dei tagli sulla spesa pubblica degli ultimi cinque anni, con effetti devastanti per l’assistenza sanitaria.
Si è tanto scritto del referendum. E si è fatta tanta disinformazione. Soprattutto si è cercato di infangare il governo greco, di ridicolizzare i ministri eletti dai greci con una maggioranza qualificata e chiara.
Non è certo il governo di oggi che ha portato il paese in un vicolo cieco. Sono i politici di lungo corso, quelle   dinastie famigliari che hanno distrutto la Grecia e ora attaccano senza pudore il governo attuale per avere portato il paese davanti al precipizio. E sono gli stessi che ora chiedono ai greci di accettare le nuove misure di austerità senza battere ciglio. Sono questi che hanno portato i loro pingui patrimoni nelle banche estere con la tolleranza dei governi europei.
Ho riflettuto molto questi giorni su questo referendum e sulla grandezza del No. 
Ulteriori misure di austerità sarebbero un duro colpo per un paese e un’economia già al collasso. Questo è il motivo che spingerà molti greci a votare un No deciso.
I greci sanno bene a cosa andrebbero incontro se prevalesse il loro No, sanno che non piacerà alle cancellerie e alle banche. Si aspettano di tutto. Saranno accusati di viltà, di incapacità di assumersi responsabilità, diranno magari che non pensano ai loro figli, che sono dei pavidi, imbelli e persino egoisti. 
Sono certo che molti greci pur immaginando a cosa andrebbero incontro, avranno il coraggio di dire nuovamente un grande No. E quel No – quel giusto No – sarà dettato dal cuore, dalla ragione e dalla storia dei greci.

E così mi è venuta in mente la poesia di Costantino Kavafis Che fece ... il gran rifiuto.

A certi uomini arriva un giorno
in cui devono dire il grande Si
o il grande No. Si riconosce subito colui
che in cuor suo ha pronto il Si, e pronunciandolo
fa un passo in là nella sua stima e nella convinzione.

Ma chi ha fatto il rifiuto non si pente. Se tornassero a chiederglielo
No direbbe ancora. Eppure ne viene stremato
da quel No - così giusto - per tutta la sua vita.

Effettivamente ci vuole molto coraggio e molta forza d’animo per saper dire un giusto No ai potenti che manovrano la famosa Troika.
Il rifiuto di Kavafis non  si fa per viltade. E i greci di oggi non sono dei dannati.  
Ci sarà della grandezza nel loro dire No a ulteriori sacrifici.
Questo referendum è un referendum storico. E’ un referendum che indica la grande vitalità della democrazia in Grecia.  Non riguarda certo solo i greci ma tutti i popoli d’Europa colpiti dalla crisi, popoli ormai senza voce in capi­tolo sul destino delle loro eco­no­mie.
La Gre­cia sta ponendo un altro test a questa unione monetaria incompleta e asimmetrica e l’Europa tutta deve cogliere questa occasione per com­ple­tare il dise­gno dell’euro.
I greci, rivendicando il ruolo della democrazia, sanno che saranno loro a dare a tutti un segnale che è possibile costruire un’Europa dei cittadini ove sia preminente la Politica con la P maiuscola.
La Grecia ce la farà, siatene certi. Ai greci, come diceva il premio nobel Elytis, basterebbe un ulivo, una vite e una nave per ricostruirla da capo.
Il problema quindi non è la Grecia e la sua salvezza. 
E’ l’Europa che ha perso la ragione e pensa di fare a meno della Grecia. 
Bisogna salvare l’Europa che vogliamo e sogniamo.